Mancano ancora 450 Comuni all’appello e molti sono nel caos, eppure la nostra card è considerata una best practice internazionale. E secondo quanto risulta a CorCom entro gennaio sarà effettuata la notifica per candidarla a documento di accesso ai servizi Ue con il massimo livello di sicurezza. A dimostrazione che l’ostacolo sul cammino nazionale non è tecnologico ma di inefficienza burocratica.
La carta di identità elettronica italiana punta ad essere accreditata in qualità di sistema di identità digitale per l’accesso ai servizi a livello Ue. Dopo Spid, dunque, è l’ora della Cie. E secondo quanto risulta a CorCom la notifica per candidare il documento sulla base delle specifiche Eidas (Electronic IDentification Authentication and Signature) – ossia del regolamento europeo 910/2014 sull’identità digitale – sarà effettuata entro questo mese di gennaio.
Nonostante i lunghi tempi di attesa in molti Comuni, per ottenere il nuovo documento e nonostante la roadmap dell’installazione e delle attivazioni non sia ancora stata completata – mancano all’appello circa 450 amministrazioni su 7.956, fra cui la città di Palermo, a dispetto della circolare 7/2018 del Ministero dell’interno che fissava ad agosto 2018 la deadline per garantire il pieno funzionamento del sistema a partire dal 2019 – nonostante dunque gli ostacoli sul cammino nazionale, a livello internazionale la Cie italiana si pone come una best practice, un’eccellenza al punto da essere considerata per molti Paesi un modello a cui ispirarsi. Un vero e propro paradosso che però dimostra da un lato la bontà dello strumento e dall’altro, in non pochi casi, la malagestione delle amministrazioni italiane.
“È un peccato che la questione dei ritardi offuschi le tante caratteristiche innovative della Cie, che peraltro è fra i pochi documenti di identità in Europa ad essere già pienamente conforme alla nuova proposta di Regolamento Ue che punta a uniformare le specifiche di sicurezza nell’identificazione in tutta Europa da qui a 5 anni”, spiega a CorCom Stefano Imperatori, Direttore Sviluppo Soluzioni Integrate del Poligrafico e Zecca dello Stato, che insieme con il Ministero dell’interno, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministero dell’economica e delle finanze, Funzione pubblica, Anci, Agid e Team Digitale è coinvolto nella partita Cie e non solo nel ruolo di “stampatore” delle card visto che al Poligrafico fanno capo anche le attività di dispiegamento delle postazioni presso i Comuni, di realizzazione del sistema di emissione del documento e di formazione del personale.
Tornando alla proposta europea tanto per fare un esempio la Cie tedesca – la Germania è fra i Paesi pionieri sul fronte dell’adozione dell’identità digitale – non sarebbe pienamente conforme ai nuovi dettami Ue. Non solo: la Cie italiana è già predisposta per l’attivazione di una serie di servizi “in tempi rapidissimi a costi estremamente contenuti”, continua Imperatori. “Basti pensare che la Cie può diventare il documento di accesso ai tornelli per l’identificazione del personale, ma anche strumento di accesso ai varchi delle metropolitane o degli stadi, solo per fare qualche esempio. Tutte funzioni che fanno della Cie molto più che un mero documento di riconoscimento. La Cie, inoltre, è importante sottolinearlo, può essere utilizzata alla stregua del passaporto per l’accesso ai varchi di riconoscimento elettronici negli aeroporti dell’area Schengen nonché di quelli dei Paesi oggetto di accordi bilaterali. E come strumento di identità digitale di massimo livello di sicurezza costituisce lo strumento più sicuro per l’accesso ai servizi della PA e dei privati anche in mobilità”, puntualizza Imperatori.
Che il 2019 sarà un anno chiave per passare dai piccoli numeri ai grandi numeri è fuori dubbio: “Il 2019 da sempre è stato identificato come l’anno spartiacque, con tutti i Comuni operativi e un aumento dell’erogazione delle nuove carte – continua Imperatori -. E peraltro abbattere le lungaggini è fondamentale per arrivare puntuali all’appuntamento dei 5 anni fissato dalla Commissione Ue, quando tutti i documenti in circolazione dovranno essere elettronici”. E 5 anni non sono affatto molti se si considera che al momento sono circa 7 milioni le Cie attive e che bisognerà arrivare ad un volume di circa 60 milioni. “A ottobre 2017 le carte erogate erano circa 1 milione, in un anno si sono sestuplicati i numeri a dimostrazione che il sistema è più che rodato. Il tasso di emissione giornaliera si attesta attorno alle 32mila card, insomma possiamo dirci a regime”, evidenzia Imperatori.
I Comuni, in particolare quelli di grandi dimensioni, dovranno però abbattere il più possibile le liste d’attesa. Roma in pole position dove si registrano le maggiori lungaggini pur se la situazione appare migliorata negli ultimi mesi. Stando ai dati resi noti dall’amministrazione comunale i tempi di attesa sarebbero diminuiti in media del 50%; da 114 giorni di luglio 2018 si è passati a 58 giorni al 30 novembre, con un incremento della produttività media giornaliera di carte d’identità elettroniche per postazione pari a + 35% rispetto al mese di settembre.
“Si tratta chiaramente di un risultato intermedio all’interno di un piano di azione organico che necessita di una prospettiva temporale più ampia per poter essere portato a compimento ma al quale l’Amministrazione è costantemente al lavoro con l’obiettivo di mitigare le criticità esistenti”, ha sottolineato l’assessora all’Innovazione del Comune di Roma Flavia Marzano al momento della presentazione dei dati. Nei primi mesi del 2019 – questo il Piano del Comune – si punta ad aumentare a 145 (dalle attuali 125) le postazioni per il rilascio della carta nonché ad aumentare del 30% i dipendenti addetti al rilascio assegnati alle strutture. Previsto anche l’obbligo di almeno 5 postazioni esclusivamente dedicate alla carta d’identità elettronica per ciascun Municipio nonché l’apertura pomeridiana degli sportelli nelle giornate di martedì e giovedì.
Fonte:
Carta di identità elettronica: Italia verso il “bollino” europeo, fra i primi Paesi Ue